alle forze politiche e ai/alle candidati/e alle elezioni europee di sabato 8 e domenica 9 giugno 2024 e per la nomina della prossima Commissione europea
1. Abolizione delle gabbie negli allevamenti
Appoggio all’eliminazione progressiva delle gabbie negli allevamenti come da richiesta della Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) “End the Cage Age” mantenendo il primo positivo impegno pubblico preso dalla Commissione UE. L’ICE, lanciata nel 2018, ha beneficiato del sostegno di 170 associazioni in 28 Paesi: si tratta della più grande coalizione europea di ONG riunitasi, per dare voce agli oltre 300 milioni di animali allevati in gabbia ogni anno negli allevamenti di tutta Europa. Il 30 giugno 2021, la Commissione, preso atto dell’1,4 milioni di firme certificate raccolte, ha promesso la pubblicazione, entro il 2023, di una proposta normativa per mettere fine gradualmente all’uso delle gabbie negli allevamenti entro il 2027, per tutte le specie e le categorie di animali oggetto dell’ICE, nell’ambito della revisione normativa sul benessere animale prevista dalla strategia europea Farm to Fork. Questo impegno non si è purtroppo tradotto in realtà, poiché nell’ottobre 2023 la Commissione ha ceduto alle pressioni delle lobby dell’industria zootecnica, ritirando la revisione della normativa dal suo programma di lavoro, con l’eccezione delle sole proposte sui trasporti di animali vivi e sul benessere di cani e gatti.
2. Riforma della legislazione europea sul benessere animale
Chiediamo il sostegno a un’ambiziosa riforma della legislazione europea sul benessere animale con alti standard e specifici avanzamenti per tutte le specie terrestri negli allevamenti, che comprenda anche la fine della triturazione dei pulcini maschi, del debeccaggio delle galline ovaiole e lo stop all’uso di razze geneticamente selezionate come quelle a rapido accrescimento utilizzate per i polli “da carne”. Nel febbraio 2023, l’EFSA (European Food Safety Authority), l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha pubblicato due pareri scientifici sul benessere di galline ovaiole e polli “da carne” all’interno degli allevamenti, evidenziando la necessità di evitare l’uso delle gabbie e impedire pratiche nocive quali le mutilazioni, come il debeccaggio, e la restrizione alimentare. La Commissione ha richiesto questi pareri scientifici nell’ambito della strategia Farm to Fork (F2F), il piano per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e sostenibile, all’interno dell’European Green Deal, un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Inclusione dei pesci e degli invertebrati d’acqua nella normativa di tutela, divieto di introduzione dell’allevamento dei polpi. È in corso la pianificazione del primo allevamento intensivo di polpi del mondo alle Isole Canarie. I documenti presentati dalla società ideatrice rivelano metodi di allevamento atroci, suscettibili di arrecare agli animali dolore, paura e sofferenza: gli animali sarebbero confinati in vasche piccole e privi di arricchimenti. Questa situazione, a causa della natura solitaria dei polpi, potrebbe spingerli a commettere atti di aggressione, comportamenti territoriali o addirittura cannibalismo. Per di più, per assicurare una maggiore riproduttività, i polpi sarebbero esposti ininterrottamente a fonti di luce, generando in loro un forte stress.
Rendere obbligatorio lo stordimento pre-macellazione per tutti gli animali, superando la deroga concessa per i casi di macellazione rituale, come già fatto da alcuni Stati membri e riconosciuto valido dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea nella sentenza contro. Sostegno ai rifugi-santuari degli animali salvati, passando per il pieno riconoscimento giuridico di questi luoghi, tuttora equiparati nei fatti agli allevamenti.
3. Divieto di trasporto degli animali a lunga distanza per allevamento e macellazione
Nella nuova proposta di Regolamento della Commissione prevedere la fine del trasporto degli animali a lunga distanza per allevamento e macellazione, il divieto di trasporto di animali gravidi e non svezzati, nonché delle esportazioni di animali vivi verso Paesi extra UE. Il 7 dicembre 2023, la Commissione ha presentato una proposta di revisione della disciplina del trasporto di animali vivi, che permette ancora il trasporto di animali vivi verso Paesi Terzi, sottoponendo gli animali a viaggi molto lunghi in cui non possono beneficiare della protezione legale che ricevevano nell’Unione europea, nonché il trasporto di animali in mare, senza limiti di tempo. Oltre all’esclusione di molti animali dal novero della disciplina – animali da compagnia, acquatici, per scopi scientifici – la nuova proposta non risulta in grado di assicurare idonea protezione agli animali vulnerabili, quali quelli gravidi e non svezzati, né misure adeguate per proteggere gli animali in condizioni di temperature e umidità estreme. La Commissione pare aver disatteso il parere dell’EFSA, rilasciato nel settembre 2022, nell’ambito di una serie di cinque pareri scientifici diretti a coadiuvare la revisione della legislazione sul benessere animale nell’Unione europea, all’interno della strategia Farm to Fork (F2F). L’EFSA raccomandava di concedere più spazio agli animali, abbassare le temperature massime e ridurre al minimo i tempi di viaggio; la proposta presentata dalla Commissione prevedeva un termine massimo di 9 ore per gli animali trasportati per la macellazione, mentre quelli trasportati per fini riproduttivi e di ingrasso possono viaggiare fino a 42 ore nell’arco di 3 giorni.
4. Transizione verso un’alimentazione vegetale
Sostegno a una Politica europea dell’alimentazione che favorisca il cibo ad alto contenuto di benessere animale, produzioni vegetali e prodotti animali dall’agricoltura cellulare nonché un’etichettatura che riporti i metodi di produzione. Per ragioni ambientali, di salute pubblica oltre che di benessere animale, moratoria sull’apertura di nuovi allevamenti intensivi a partire dal 2030.
5. Revisione della Politica Agricola Comune e aiuti alla riconversione delle aziende zootecniche
Attuazione di una politica commerciale in cui i prodotti importati abbiano standard di benessere animale pari o superiori a quelli realizzati nell’Unione europea. Revisione della Politica Agricola Comune con l’adozione di opportuni strumenti legislativi ed economici per favorire in tempi rapidi la riconversione delle aziende zootecniche verso forme più sostenibili, partendo dall’eliminazione dell’uso delle gabbie e dalla riduzione del numero degli animali allevati.
6. Metodi sostitutivi della sperimentazione animale
Assicurare e sostenere la transizione verso la ricerca scientifica senza uso di animali anche nei test regolatori e formativi.
Stop a tutti i test cosmetici sugli animali in adesione all’Iniziativa dei Cittadini Europei “Save Cruelty Free Cosmetics”. Nel 2004, è stato introdotto il divieto di sperimentazione animale per i prodotti cosmetici finiti e nel 2009 si è allargato ai singoli ingredienti, fatta eccezione per alcuni di essi che, al tempo, non prevedevano alternative cruelty-free. È stata, perciò, disposta una deroga per il controllo sulla sicurezza dei suddetti prodotti fino al 2013, anno nel quale è entrato in vigore anche il divieto assoluto di vendere o importare prodotti e ingredienti cosmetici sperimentati sugli animali. Tuttavia, esistono eccezioni ai divieti imposti nel 2013: ad esempio, possono ancora essere compiuti test sugli animali per la commercializzazione di ingredienti creati per fini non cosmetici – alimentari, farmacologici – ma comunque utilizzati anche in campo cosmetico. È inoltre ammessa la sperimentazione animale ai fini del controllo delle sostanze chimiche con cui vengono a contatto operatrici e operatori dell’industria o che possono essere rilasciati nell’ambiente, ai sensi del Regolamento REACH (Registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche), adottato per migliorare la protezione della salute umana e dell’ambiente dai rischi derivabili dalle sostanze chimiche. L’ICE “Save Cruelty Free Cosmetics”, registrata il 30 giugno 2021, chiedeva alla Commissione di proteggere e rafforzare il divieto di sperimentazione sugli animali per i prodotti cosmetici, nonché di trasformare la legislazione europea sulle sostanze chimiche e di ammodernare la scienza, impegnandosi a eliminare gradualmente tutti i test sugli animali prima della fine dell’attuale legislatura. Nel gennaio 2023, sono state raccolte più di 1,2 milioni di firme verificate a sostegno dell’Iniziativa e il 25 luglio 2023 la Commissione ha comunicato di accogliere con favore l’ICE, sottolineando che il benessere animale rimane una forte preoccupazione per le cittadine e i cittadini dell’UE; per di più, ha riconosciuto il ruolo guida dell’Unione europea nell’eliminazione graduale dell’uso degli animali nella sperimentazione e nel miglioramento del loro benessere in generale. Inoltre, la Commissione ha comunicato l’avviamento di una nuova tabella di marcia con una serie di azioni legislative e non legislative per ridurre ulteriormente la sperimentazione animale, al fine di raggiungere il divieto di utilizzo degli animali nell’ambito della normativa sulle sostanze chimiche e continuare a sostenere i metodi alternativi alla sperimentazione animale. Tuttavia, riguardo l’utilizzo degli animali nei test relativi alle prove di sicurezza, per valutare i rischi che le sostanze chimiche comportano per lavoratori e ambiente, la Commissione si è limitata a riconoscere che l’interfaccia tra il Regolamento UE 1223/2009 sui prodotti cosmetici e il REACH era al momento oggetto di valutazione della Corte di Giustizia dell’Unione europea. Il Tribunale generale ha emesso le sue sentenze il 22 novembre 2023, dichiarando che gli ingredienti cosmetici possono essere sperimentati sugli animali ai fini del REACH: il divieto di sperimentazione animale previsto dal Regolamento UE sui cosmetici garantisce la sicurezza degli utenti finali e dei professionisti che utilizzano i cosmetici in condizioni d’uso normale o ragionevolmente prevedibili, mentre non copre altri rischi, come quelli ai quali sono sottoposti i lavoratori durante la produzione.
7. Tutela degli animali selvatici e sostegno ai Centri di recupero della fauna
Adozione di una “lista positiva” a livello europeo contro il commercio e la detenzione di animali esotici come quella già realizzata dall’Italia e altri Stati Membri. In Italia, l’11 ottobre 2022, il Ministero della Salute ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale un decreto per regolare in maniera più stringente il commercio e la detenzione degli animali esotici, in base al rischio sanitario, per la biodiversità o alla compatibilità con la detenzione in cattività per ragioni comportamentali, fisiche, biologiche, etologiche. Il decreto contiene la lista delle uniche specie di selvatici esotici che possono ancora essere eccezionalmente prelevate dal loro ambiente naturale al fine della detenzione, commercializzazione e importazione, sancendo quindi il divieto generale di importazione di specie selvatiche esotiche prelevate in natura per fini commerciali. Non si tratta di una vera e propria white list, cioè la lista che contiene tutte le specie esotiche che è possibile commercializzare o tenere in casa, bensì indica gli unici animali selvatici che possono ancora essere catturati in natura e inseriti in tale circuito: tutti gli altri animali esotici non potranno più essere strappati al loro habitat. Rispetto delle direttive europee “Habitat” e “Uccelli” ed estensione della protezione di specie nuovamente in pericolo come orsi e lupi.
Sostegno ai Centri di recupero della fauna selvatica e disincentivazione di zoo e acquari, fine dell’esibizione degli animali in circhi e delfinari. Introduzione del divieto di importazione, esportazione e riesportazione dei trofei di caccia da animali protetti dalla Cites.
Divieto della pratica dello “spinnamento”, di importazione, esportazione e transito delle pinne di squalo all’interno dell’UE in adesione all’Iniziativa dei Cittadini Europei Stop Finning – Stop the Trade. Ogni anno, circa 73 milioni di squali sono uccisi per il commercio delle loro pinne; il numero aumenta vertiginosamente se si tiene conto degli squali vittima di reti fantasma o di cattura accidentale durante la pesca di altre specie. Lo “spinnamento” è una pratica crudele che produce una sofferenza ingiustificata e inutile e consiste nel taglio delle pinne dello squalo, mentre l’animale è ancora in vita, per poi rigettarlo in mare, provocando la sua morte per soffocamento o dissanguamento. Nel 2013 è stato adottato il Regolamento europeo “Fins Naturally Attached” (Reg.UE 605/2013) che vieta la rimozione delle pinne dal corpo dello squalo fino allo scarico delle navi in un porto europeo; tuttavia, la nuova disciplina consente comunque di commerciare e di esportare le pinne separate dal corpo. Il suddetto regolamento è poco efficace per contrastare la pratica del finning, a causa della scarsa effettività e puntualità dei controlli sulle navi e perché la maggior parte dei profitti ricavati sono legati all’esportazione: l’Unione europea è uno dei maggiori esportatori di pinne di squalo e importante centro di transito per il suo commercio mondiale. L’ICE Stop Finning – Stop the Trade, che ha raccolto più di 1,1 milioni di firme verificate, ha il fine di modificare la disciplina sul commercio delle pinne di squalo separate dal corpo: le cittadine e i cittadini dell’Unione europea hanno chiesto l’estensione della disciplina del Regolamento “Fins Naturally Attached” in modo da vietare l’esportazione, l’importazione e il transito delle sole pinne.
8. Divieto di produzione e commercio di pellicce animali
Divieto dell’allevamento di animali per la produzione di pellicce come istituito dall’Italia e altri Stati Membri e estensione del divieto al commercio dei prodotti realizzati con pellicce animali in adesione all’Iniziativa Europea dei Cittadini “Fur Free Europe”.
L’ICE è stata lanciata il 18 marzo 2022, per poi essere chiusa già nel marzo 2023, in anticipo di 2 mesi, avendo raggiunto già 1,5 milioni di firme certificate. Le cittadine e i cittadini europei hanno invitato la Commissione a intervenire per vietare principalmente due pratiche: la detenzione e l’abbattimento di animali allo scopo esclusivo o principale di produrre pellicce, nonché l’immissione sul mercato dell’Unione europea di pellicce di allevamento e di prodotti che le contengono.
Tra i Paesi Membri sono attivi circa 1000 allevamenti da pelliccia, che comprendono circa 7,7 milioni di animali. Non esistendo una normativa europea specifica sul benessere animale riguardo gli animali allevati per la produzione di pellicce, si tende ad applicare la disciplina prevista per la protezione degli animali negli allevamenti, la quale si è tuttavia dimostrata inefficace nel garantire tutele: molte norme sono disapplicate in questo tipo di produzione.
La maggior parte degli Stati Membri (tra cui l’Italia) ha già introdotto a livello nazionale un divieto totale o parziale di allevamento di animali da pelliccia, tuttavia non sono mancate obiezioni da parte di alcuni degli altri Paesi, che hanno sottolineato il carattere sproporzionato dell’estensione di un divieto a livello europeo, nonché l’impatto economico negativo, in particolare su comunità rurali vulnerabili.
In risposta all’Iniziativa, la Commissione si è limitata a chiedere il parere scientifico all’EFSA entro marzo 2025 sul benessere degli animali da pelliccia. Sulla base di tale parere, la Commissione valuterà, specie per specie, se proporre un divieto di allevamento di animali “da pelliccia” e/o della commercializzazione delle pellicce nell’Unione europea dopo un periodo transitorio.
La Commissione ha chiesto all’EFSA di fornire entro marzo 2025 un parere scientifico sul benessere degli animali da pelliccia. L’EFSA dovrebbe concentrarsi sugli animali allevati esclusivamente per la produzione di pellicce, vale a dire visoni, volpi, cani procioni e cincillà.
Più specificamente, la Commissione ha chiesto all’EFSA di analizzare il benessere di questi animali, i sistemi di allevamento comuni e le modalità per prevenire o attenuare eventuali problemi di benessere animale nelle attuali condizioni di allevamento. Nella sua risposta, la Commissione ha dichiarato che sulla base di tale parere valuterà, specie per specie, se proporre un divieto dell’allevamento di animali da pelliccia e/o della commercializzazione delle pellicce nell’UE dopo un periodo transitorio.
9.Lotta al randagismo e all’abbandono di cani e gatti
Nella nuova proposta normativa presentata dalla Commissione prevedere la realizzazione di una politica europea per la prevenzione del randagismo e degli abbandoni di cani e gatti, contrasto al traffico dei cuccioli, con disposizioni sull’allevamento, il trasporto e la vendita nonché su canili e rifugi. Secondo i dati dell’Eurobarometro, il 74% delle cittadine e dei cittadini dell’Unione europea ritiene che sia necessario aumentare le tutele per gli animali da compagnia. Nel 2020, nel corso dell’ultima discussione a Strasburgo dedicata al commercio illegale di animali da compagnia, il Parlamento europeo aveva già riconosciuto la gravità di tale fenomeno ed evidenziato la carenza normativa europea: gli eurodeputati hanno chiesto un piano d’azione per tutta L’Unione europea, sanzioni più severe e registrazione obbligatoria per tutti i cuccioli; per di più, ha incoraggiato anche le persone ad adottare cani e gatti anziché comprarli.
Il 7 dicembre 2023, la Commissione ha presentato una proposta di introduzione di nuove norme sul benessere di cani e gatti, evitando tuttavia di affrontare tematiche di primaria importanza, come il divieto di vendita di cani e gatti nei negozi di animali, o ancora l’abuso dell’inseminazione artificiale. È opportuno evidenziare anche il mancato inserimento del termine “maltrattamento genetico”: non sono state inserite misure adeguate per controllare la selezione estrema che è suscettibile di provocare il deterioramento del patrimonio genetico, a causa di una selezione verso dei caratteri che possono essere peggiorativi della salute dell’animale. Inoltre, nella proposta sono assenti disposizioni idonee a contrastare il fenomeno del traffico illegale online: circa 438000 cani e 80000 gatti sono offerti online in ogni momento e il reportEU Enforcement Action on Illegal Trade of Cats and Dogs ha sottolineato l’importanza della collaborazione continua tra Stati membri.
10. Integrazione del benessere degli animali nella qualifica del relativo Commissario europeo (Salute e Sicurezza Alimentare). Istituzione di una Commissione attenta alla protezione degli animali nel Parlamento europeo.
Un recente sondaggio promosso da IPSOS in 10 Stati membri dell’Unione europea, tra cui l’Italia, ha evidenziato che 7 cittadine e cittadini su 10 desidererebbe l’istituzione di un Commissario per il benessere degli animali. La petizione #EUforAnimals, lanciata nel marzo 2021, sostenuta da oltre 60 organizzazioni di vari Paesi dell’Unione europea e alla quale hanno aderito circa 310.000 cittadine e cittadini europei nonché più di 190 europarlamentari, aveva lo scopo di chiedere che fosse resa esplicita l’attribuzione della competenza alla tutela degli animali al Commissario alla Salute e Sicurezza Alimentare. A fronte di una crescente sensibilità per i diritti animali da parte delle cittadine e dei cittadini europei, si sono spesso registrate preoccupanti zone grigie nella disciplina applicabile a tutela degli animali a causa di conflitti di competenza tra il Commissario per l’Agricoltura, quello per la Salute e quello per l’Ambiente.
Con la petizione #EUforAnimals, è stata chiesta l’attribuzione della delega al benessere animale alle cariche che si occupano di salute e non agli organi che considerano gli animali come oggetti di produzione – il Commissario per l’Agricoltura. I risultati dell’Eurobarometro mostrano che l’84% delle europee e degli europei desidera una maggiore e più effettiva tutela dei diritti animali e l’istituzione di un Commissario europeo competente è fondamentale per assicurare un’adeguata risposta all’esigenza condivisa di proteggere maggiormente gli animali.