Food for profit: il docufilm che la lobby dell’agribussiness non vuole che tu veda

Una produzione indipendente di Giulia Innocenzi e Paolo Ambrosi che è diventata un caso di studio, con migliaia di proiezioni auto-organizzate dai cittadini.

Il film “Food for profit”, diretto dalla giornalista e conduttrice Giulia Innocenzi e il film-maker Pablo D’Ambrosi, è stato proiettato in anteprima al Parlamento europeo di Bruxelles il 22 febbraio 2024, riscuotendo da allora un enorme successo di pubblico. Il documentario investigativo fa emergere l’esistenza di un forte legame tra industria zootecnica, lobby e potere politico, denunciando il finanziamento da parte dell’Unione europea della Politica Agricola Comune con circa 400 miliardi di euro in 7 anni: si tratta di sussidi che dovrebbero aiutare gli agricoltori a sostenere il loro reddito, tuttavia sono destinati ai grandi gruppi industriali e agli allevamenti intensivi. Giulia Innocenzi e il suo team sono riusciti ad abbattere il muro che riparava il comparto zootecnico dalla vista e dalla consapevolezza di centinaia di milioni di cittadini/e europei/e, ignari/e di questo filo nascosto tra l’industria della carne e il potere politico, facendo luce su un sistema di sfruttamento e abusi sugli animali allevati – che in Italia sono oltre 630 milioni – finanziato coi soldi pubblici.

La tematica degli allevamenti intensivi mostra criticità da un pluralità di punti di vista: questo sistema di produzione è causa allo stesso tempo di maltrattamento sistematico degli animali, numerosi danni ambientali e il proliferare di malattie zoonotiche.

Alcuni investigatori sotto copertura sono riusciti a farsi assumere in vari allevamenti in Germania, Polonia, Spagna e Italia, al fine di documentare le modalità e le pratiche adottate sul luogo di lavoro. Le telecamere nascoste e il racconto dei complici evidenzia come atti di maltrattamento e abuso nei confronti degli animali allevati siano pratiche standard all’interno dell’industria zootecnica. «Ogni volta che esce un’inchiesta l’industria risponde: “sono casi singoli, avete trovato le mele marce”. Noi invece con Food for profit vogliamo mostrare che questo è un sistema. Ed è un sistema finanziato con i soldi di noi contribuenti», ha puntualizzato Giulia Innocenzi.

Inoltre, gli allevamenti intensivi sono responsabili di danni all’ambiente: da una serie di indagini condotte dall’ISPRA nel 2020, risulta appunto che essi sono causa del 75% di tutte le emissioni di ammoniaca in Italia, diventando la seconda fonte di polveri sottili dopo il riscaldamento. Secondo i dati della FAO, l’allevamento contribuisce anche per il 14,5% alle emissioni di gas serra globali, poiché grandi quantità di gas a effetto serra sono liberati durante tutta la catena produttiva del settore zootecnico: le deiezioni animali, la fermentazione prodotta dai ruminanti durante la digestione e l’utilizzo di fertilizzanti producono forti emissioni di metano e protossido di azoto – due gas molto più inquinanti dell’anidride carbonica – rispettivamente il 37% e il 65% delle emissioni mondiali.

Le pratiche degli allevamenti influenzano anche la salute umana: è stato accertato che la loro presenza sia in grado di favorire la proliferazione di nuove pandemie. L’alta concentrazione di animali in un luogo ristretto aumenta il rischio di malattie, alcune delle quali possono essere trasmesse agli esseri umani a causa del cosiddetto spillover, cioè il salto di specie del virus.

Per di più, le telecamere sono entrate a Bruxelles, là dove le decisioni vengono prese, con l’aiuto di un complice che ha finto di essere un lobbista interessato a chiedere l’approvazione di progetti di gene editing, una tecnica che altera il DNA degli animali per aumentare la produttività e ridurre i costi, come la creazione di una mucca con due organi riproduttivi, un maiale con sei zampe o un pollo senza piume. Il documentario svela come per il raggiungimento del profitto e l’accrescimento della produttività, alcuni/e eurodeputati/e si esimono dal porsi dilemmi etici e morali circa i progetti presentati dal finto lobbista.

«Aver potuto mostrare Food for profit proprio nel cuore dove si prendono le decisioni europee mi fa ben sperare che ciò che denunciamo arrivi alle orecchie giuste e che il documentario possa contribuire al cambiamento necessario. Non possiamo continuare a destinare miliardi di euro agli allevamenti intensivi, solo perché la lobby della carne e dell’industria zootecnica gira indisturbata per i corridoi che contano. Viviamo sempre più in una lobbycrazia, che mette in pericolo la nostra democrazia» ha commentato Giulia Innocenzi a margine della proiezione del film al Parlamento europeo.

Food for profit è una pellicola indipendente e a partire dal 15 marzo scorso è possibile organizzare proiezioni all’interno di sale cinematografiche, circoli, bar e librerie su tutto il territorio nazionale e anche all’estero. Il documentario ha riscosso un enorme successo, arrivando a essere il quarto film più visto in Italia ed è doveroso che continui a essere distribuito e visto da più persone possibili in ogni angolo del nostro Paese, in modo che sempre più cittadini e cittadine acquisiscano una maggiore consapevolezza etica, ecologica e sociale in vista delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno e scelgano di affidare il proprio voto a candidati e candidate che abbiano come priorità assoluta un ripensamento del sistema agroalimentare, garantendo maggiori tutele agli animali, all’ambiente e alla salute umana.

Condividi sui social: