Il Tribunale dell’Unione europea ha accolto l’istanza di alcune associazioni che si occupano della tutela dei diritti animali — Eurogroup for Animals, LAV e Animal Equality — di intervenire nella causa contro la Commissione europea, intentata lo scorso marzo dal Comitato dei Cittadini promotore dell’ICE “End the Cage Age”, in seguito alla mancata presentazione di una proposta di riforma sul benessere animale, che comprendesse anche la progressiva eliminazione dell’uso delle gabbie negli allevamenti.
Nel 2021, la Commissione europea ha riconosciuto l’enorme successo dell’Iniziativa “End the Cage Age”, sostenuta da 1,4 milioni di cittadine e cittadini, che al momento è l’unica ad aver ricevuto una risposta positiva e giuridicamente vincolante della Commissione, e ha ribadito l’impegno a inserire l’obbligo di una transizione verso sistemi di allevamento cage-free nella riforma sulla legislazione del benessere animale, entro il 2023.
Purtroppo, 300 milioni di scrofe, conigli, anatre, oche, quaglie, vitelli e galline sono allevati, ogni anno, ancora all’interno delle gabbie: contrariamente a quanto promesso, nel dicembre 2023, la Commissione si è limitata a presentare solo una proposta di riforma della normativa sul benessere di cani e gatti e una sul trasporto degli animali verso e all’interno dell’Ue. Molte associazioni animaliste hanno manifestato fin da subito la delusione per l’occasione persa da parte della Commissione di avviare un iter di riforma della normativa sul benessere animale in linea con le evidenze etiche e scientifiche, provvedendo all’eliminazione di una pratica suscettibile di infliggere una sofferenza ingiustificata agli animali.
I dati dell’Eurobarometro del 2023 mostrano una schiacciante volontà della cittadinanza europea di dare esecuzione alle risultanze dell’ICE “End the Cage Age”: l’89% della popolazione – circa 400 milioni di persone – (il 91% in Italia) ritiene che gli animali non dovrebbero essere allevati in gabbie individuali.
Reineke Hameleers, ceo di Eurogroup for Animals, sottolinea come lo strumento dell’ICE sia stato creato al fine di «consentire ai cittadini di influenzare le politiche europee su temi che i cittadini stessi ritengono importanti. Sebbene la Commissione europea abbia concordato di eliminare gradualmente le gabbie, non ha proposto ancora un piano d’azione concreto, mentre milioni di animali continuano a soffrire, mettendo in discussione il potenziale democratico di questo strumento».
Adesso, la Associazioni intervenute hanno l’occasione di presentare alla Corte di Giustizia argomentazioni più dettagliate sull’impatto negativo dell’inazione della Commissione, la quale non ha dato seguito alla promessa di inviare una proposta di riforma, indirizzata al graduale abbandono dell’uso delle gabbie negli allevamenti.
Secondo Lorenza Bianchi, responsabile Area transizione alimentare Lav, l’ammissione delle Associazioni animaliste a intervenire nel ricorso è «un segnale molto importante del ruolo riconosciuto alla società civile in questioni che riguardano la tutela degli animali sfruttati dall’industria zootecnica. Il nostro lavoro portato avanti negli anni per sostenere la campagna contro le gabbie non si ferma, si tratta di un primo passo fondamentale per cambiare il sistema di produzione alimentare a partire dall’eliminazione delle pratiche più crudeli della zootecnia, come il confinamento in gabbia».
Per Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia, l’azione legale portata avanti dalla coalizione End the Cage Age rappresenta un passo storico: «Interverremo insieme ad altre organizzazioni in Europa affinché la voce di milioni di persone venga ascoltata e la sofferenza di ancora più animali non venga ignorata. Le gabbie devono essere eliminate una volta per tutte, in accordo con la comunità scientifica, e l’impegno ufficiale della Commissione europea non può essere vanificato a causa degli interessi dell’industria alimentare».
Se il Tribunale dell’Unione europea si esprimerà in favore del ricorso, la Commissione sarà obbligata a stabilire una tempistica chiara e ragionevole per la presentazione della proposta di legge per vietare le gabbie, e a rendere pubblico il proprio dossier sull’ICE.
Tuttavia, il Comitato dei Cittadini promotore dell’ICE, tramite la portavoce Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia manifesta il suo dissenso nei confronti del Tribunale dell’Ue per aver adottato una soluzione “miope”: il collegio ha respinto la richiesta di partecipazione al processo di ECI Campaign e della Ong Foodwatch, suggerendo erroneamente che l’inerzia da parte della Commissione riguardo la proposta di una nuova legislazione del benessere animale, che comprendesse un graduale abbandono delle gabbie negli allevamenti, non abbia provocato alcun impatto sulla democrazia, sulla protezione dei consumatori e sulla sicurezza alimentare, quando ci sono forti prove del contrario.