Basta pellicce: verso un’Unione europea fur free

Gli attuali sistemi di allevamento in minuscole gabbie metalliche di volpi, visoni, procioni e cincillà per la pelliccia sono incompatibili con il benessere degli animali stessi.

Lo scorso 11 settembre, l’Intergruppo sul Benessere Animale si è riunito a Strasburgo al fine di discutere circa le conseguenze del Parere Scientifico sull’impatto sul benessere animale negli allevamenti di pellicce, rilasciato dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), commissionato dalla Commissione europea il 7 dicembre 2023, in conseguenza degli ottimi risultati registrati dall’Iniziativa dei Cittadini Europei “Fur Free Europe”, che ha raccolto oltre un milione di firme per il divieto di utilizzo di animali per la produzione di pellicce, nonché l’importazione di prodotti da Paesi Terzi.

La Commissione europea aveva chiesto all’EFSA se le problematiche concernenti la salvaguardia degli animali provocate dall’industria delle pellicce potessero essere prevenute o quanto meno mitigate negli attuali sistemi di allevamento, cioè allevamenti di pellicce presenti sul territorio dell’Ue e che rispettano i protocolli e gli standard delle certificazioni responsabili “Welfur”, “Sagafurs”, “FurMark”, ideate proprio dalla medesima industria delle pellicce.

Nel suo Parere Scientifico, l’EFSA ha confermato con una quasi assoluta certezza che né la prevenzione né la mitigazione sostanziale delle conseguenze dell’allevamento sul benessere degli animali allevati sono possibili nel sistema attuale di allevamento, consistente in mere gabbie di rete metallica, anche nella pavimentazione, e di pochi centimetri di superficie.
Per EFSA, appunto, le principali conseguenze che impattano sul benessere animale e che valgono per tutte le specie sono la limitazione del movimento, l’incapacità di eseguire comportamenti esplorativi o di foraggiamento e la sotto-stimolazione e sovra-stimolazione sensoriale.

L’Agenzia ha elencato anche una serie di conseguenze specie-specifiche dell’allevamento degli animali da pelliccia:

– lesioni dei tessuti molli e danni al tegumento (visone) e stress da manipolazione (visone e volpi)

– disturbi locomotori (volpe artica)

– stress di gruppo (volpe rossa)

– disturbi locomotori e stress da isolamento (cane procione)

– incapacità di mettere in atto comportamenti di conforto

– problemi di riposo e stress da predazione (cincillà).

L’EFSA non ha identificato sistemi di allevamento commercialmente sostenibili per tutelare il benessere animale. Non esistono alternative praticabili: qualsiasi transizione verso nuove tipologie di allevamento richiederebbe un sistema completamente diverso, non ancora testato o validato. ​
Per di più, ulteriori ricerche rischiano di ritardare il divieto: la richiesta di ulteriori studi potrebbe essere usata come pretesto politico per rinviare l’azione della Commissione, favorendo l’industria e prolungando le sofferenze degli animali. ​

Dalla riunione dell’Intergruppo, alla presenza anche di Frank Verdonck, Responsabile EFSA – dell’Unità Rischi biologici, salute e benessere degli animali, Katy White, di Animal Welfare Finland (SEY) e Alice Diana, Junior Policy Officer, Federation of Veterinarians (FVE) è emersa la necessità di un cambio di rotta tanto epocale quanto più che mai doveroso nell’ambito dell’allevamento di animali da pelliccia.
Considerato che l’industria della pelliccia è in declino economico (l’allevamento di animali da pelliccia nell’Ue non è finanziariamente sostenibile e dipende da ingenti sussidi pubblici, che rappresentano un uso improprio di fondi per un’industria del lusso), è necessario un divieto netto con transizione equa, come potrebbe essere l’adozione di un divieto totale con un periodo di transizione per accompagnare gli ultimi allevatori verso nuove attività, evitando investimenti in sistemi non comprovati. 

A conclusione dell’incontro, l’eurodeputato polacco Krzysztof Śmiszek ha annunciato la formalizzazione di un’Interrogazione parlamentare per la richiesta di divieto europeo all’allevamento e commercio di pellicce.

La Commissione comunicherà, entro marzo 2026, se ritiene opportuno dare seguito alle istanze della ICE “Fur Free Europe”, tenendo conto del parere dell’EFSA e dei risultati della propria consultazione, nonché del fatto che già molti Stati membri, tra cui l’Italia, hanno già vietato gli allevamenti di pellicce.

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