Galline ovaiole: lenta transizione verso un allevamento cage-free

L’urgenza di una transizione verso un sistema di allevamento cage-free è una delle tematiche che ha suscitato maggiore interesse nell’opinione pubblica italiana ed europea negli ultimi anni.

Nel 2019, l’ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) End the Cage Age ha raccolto oltre 1 milione e 400 mila firme certificate in tutta Europa per vietare l’uso delle gabbie negli allevamenti e la Commissione europea sembrò accogliere le istanze dell’ICE il 30 giugno 2021, impegnandosi pubblicamente a presentare entro il 2023 una proposta legislativa per eliminarle gradualmente e infine vietarne l’uso per il 2027, salvo poi disattendere mestamente la promessa.

A che punto è la riforma europea?

Nonostante il dietrofront dalla scorsa Commissione, l’attuale Commissario europeo per la Salute e il Benessere Animale, Olivér Várhelyi, ha riconosciuto la crescente attenzione della cittadinanza europea per i diritti degli animali e il loro benessere. Secondo i dati dell’Eurobarometro del 2023 – il primo Eurobarometro riguardante i diritti animali –, oltre il 90% degli intervistati supporta convintamente il divieto di allevamento in gabbia; per di più, l’88% chiede maggiori tutele per gli animali allevati e ben il 91% si mostra contrario a operazioni di routine all’interno del sistema di allevamento odierno, che sono suscettibili di recare gravi sofferenze agli animali, come il taglio della coda dei suini o il debeccaggio.

La strategia della Commissione circa la transizione verso un sistema di allevamento senza gabbie sarà di adottare una proposta di Regolamento per ogni specie animale coinvolta e non una proposta per una normativa generica applicabile a tutte le specie animali oggi allevate in gabbia, tenendo conto delle diverse esigenze e necessità etologiche delle specie animali coinvolte.

Várhelyi ha affermato che la riforma partirà dalle galline ovaiole, poiché rappresentano gli esemplari per i quali il processo verso un’eliminazione totale delle gabbie in allevamento risulta più avanzato: la direttiva 99/74/CE, applicata dal 3 agosto 1999, fissa i requisiti minimi concernenti la protezione delle galline ovaiole nei Paesi membri dell’Ue. Per di più, anche l’EFSA (European Food Safety Authority) – l’Autorità europea per la sicurezza alimentare – si è già espressa sull’urgenza di una riforma della disciplina del benessere delle galline ovaiole, tramite la pubblicazione di due pareri scientifici che analizzano le condizioni delle galline ovaiole all’interno degli allevamenti nell’Ue. È raccomandato di evitare l’uso di gabbie e il perpetrarsi di pratiche quali la mutilazione (debeccaggio, taglio di una parte del becco dei pulcini, e amputazione di cresta e speroni) e la restrizione alimentare. Per migliorare il benessere degli animali, è necessario: ridurre la densità di allevamento, permettendo agli uccelli di eseguire i comportamenti tipici della loro specie, e impiegare lettiere friabili e arricchimenti, offrendo oggetti che supportino il comfort, il rafforzamento e il comportamento esplorativo; utilizzare verande coperte per permettere agli uccelli di esplorare, razzolare e fare bagni di sabbia; usare piattaforme sopraelevate che consentano di riposare e di fuggire l’uno dall’altro. Inoltre, è opportuno dotare le strutture di dark brooder, cioè aree funzionali che forniscono un ambiente caldo, buio e protetto ai pulcini, migliorandone il riposo e riducendone la paura.

Paesi che hanno già vietato l’uso di gabbie negli allevamenti

Se a livello europeo siamo ancora in attesa della proposta legislativa della Commissione, alcuni Stati hanno già provveduto a vietare l’uso delle gabbie sul proprio territorio.

  • L’Austria è stato il primo Paese a vietare l’uso delle gabbie: le gabbie convenzionali sono state eliminate già dalla fine del 2008, in anticipo di 3 anni rispetto alla scadenza prevista dalla Direttiva 1999/74/CE. Per di più, il legislatore austriaco ha provveduto all’eliminazione di qualsiasi tipo di gabbia a partire dal 1 gennaio 2020: la produzione e la messa in servizio è stata proibita dal 1 gennaio 2005 e l’uso di quelle costruite prima della suddetta data è stata permessa fino al termine del quindicesimo anno dall’inizio delle operazioni.
  • Anche il Lussemburgo è uno dei Paesi pionieri di questa riforma del sistema di allevamento, in quanto le gabbie sono state vietate con legge già dal 2015.
  • La Svezia ha detto addio all’allevamento in gabbia delle galline ovaiole senza alcuna legge specifica che ne sancisca il divieto ufficiale, bensì grazie a decenni di campagna di varie ong, tra cui Project 1882, la principale organizzazione per la tutela degli animali allevati a scopo alimentare in Svezia che, con pazienza e determinazione, ha cambiato radicalmente la filiera svedese delle uova. Project 1882 ha messo in atto una strategia mirata di pressione politica, dialogo con le aziende e mobilitazione della cittadinanza al fine di mutare la sensibilità dei cittadini e cittadine svedesi circa l’importanza del benessere delle galline ovaiole.

Paesi in transizione verso il cage-free

  • In Germania il divieto sarà presto in vigore: una legge federale del 2015 ha sancito lo stop alla costruzione di nuovi allevamenti e obbligato la dismissione delle strutture già esistenti per la fine del 2025, con la possibile proroga per un massimo di tre anni in casi eccezionali di difficoltà economiche dell’allevatore.
  • In Repubblica Ceca è stata adottata una legge che ha sancito il divieto assoluto di utilizzo delle gabbie a partire dal 2027, grazie al lavoro svolto dall’associazione OBRAZ – Obránci zvířat, zs – che ha dato avvio a una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, portando nel 2020 il 78% della popolazione a dichiarare di essere a favore di un divieto dell’uso delle gabbie nell’allevamento delle galline ovaiole.
  • In Danimarca, l’accordo con i produttori ha portato all’abolizione dell’uso delle gabbie a partire dal 2023, con un periodo di transizione di 12 anni per le ultime 7 aziende che ancora ne prevedevano l’uso. Il processo sarà, quindi, completo entro il 2035.
  • La Slovacchia ha visto la firma nel 2020 di un memorandum di intesa tra l’associazione dei produttori e il Ministero dell’Agricoltura che prevede la dismissione delle gabbie entro il 2030, con un supporto pubblico per incentivare la transizione.
  • Anche la Slovenia ha recentemente annunciato il divieto graduale dell’uso delle gabbie per la produzione di uova, con l’obiettivo di eliminare completamente questo sistema entro il 2028.
  • In Estonia è stato presentato un disegno di legge mirato a realizzare una progressiva transizione dell’allevamento delle galline ovaiole verso il cage-free, che si completerà entro il 2035.
    La proposta stabilisce, inoltre, che a partire dal 1° gennaio 2026, tutti i nuovi allevamenti di galline dovranno adottare sistemi di allevamento esclusivamente a terra o all’aperto, privi cioè di gabbie.
  • In Francia, la legge EGAlim dell’ottobre del 2018 ha sancito il divieto di costruire nuove strutture per le galline ovaiole e di rinnovare quelle esistenti, in modo da incoraggiare gli allevatori a una transizione verso metodi di allevamento alternativi. Il Ministro dell’Agricoltura francese, Stéphane Travert, mantenendo fede alla promessa effettuata da Macron in campagna elettorale, ha annunciato il divieto di vendita delle uova provenienti da galline allevate in gabbia per il 2022.
  • Al di fuori dell’Unione europea, anche Svizzera, Islanda, Norvegia e Liechtenstein hanno vietato la produzione di uova da parte di galline provenienti da allevamenti in gabbia e sono 100% cage-free.

Situazione in Italia

In Italia, sono presenti 3389 allevamenti di galline ovaiole, 539 dei quali utilizzano ancora le gabbie, costringendo gli individui a una vita di sofferenza e disagi psicofisici ingiustificati.
I numeri di allevamenti cage-free hanno registrato un aumento progressivo nell’ultimo decennio, tuttavia oltre 14 milioni di galline vivono ancora in gabbia: urge una presa di posizione decisa da parte del Parlamento italiano verso un divieto assoluto dell’uso delle gabbie negli allevamenti.Un primo passo in questa direzione è stato compiuto lo scorso 10 giugno, quando il senatore Stefano Patuanelli (M5S), nel corso della conferenza “Verso un’agricoltura senza gabbie: scienza, etica e politiche per la transizione”, svoltasi al Senato, ha riconosciuto un cambiamento delle esigenze sociali, nonché delle evidenze scientifiche per quanto riguarda la percezione degli animali da parte degli esseri umani: “Credo ci siano gli spazi per accelerare questa transizione verso la capacità dell’uomo di rispettare ogni essere vivente”. Al fine di raggiungere tale obiettivo, si è assunto l’impegno di provvedere in breve tempo alla stesura di un Disegno di legge finalizzato all’istituzione di un fondo nazionale per la transizione delle imprese italiane verso un sistema di allevamento cage-free: “Un futuro senza gabbie è possibile, se c’è l’impegno da parte della politica e delle associazioni per lavorare insieme affinché questo futuro diventi realtà”.

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